Banca d'Italia ha recentemente pubblicato uno studio inerente all'impatto della riduzione degli oneri amministrativi per le micro imprese (c.d. bilancio micro) sulle performance aziendali.
Le informazioni quantitative contenute nel bilancio d'impresa rappresentano strumenti cruciali per gli investitori e le istituzioni bancarie. Questi dati consentono di adottare criteri oggettivi nella valutazione delle performance aziendali e del merito creditizio.
Un aspetto centrale nel dibattito sulla rendicontazione aziendale riguarda l'inclusione delle informazioni non finanziarie all'interno del bilancio. Questi dati aggiuntivi - che possono comprendere previsioni economiche, dichiarazioni e commenti da parte del consiglio di amministrazione - hanno il potenziale di apportare benefici significativi, ma non sono privi di criticità.
Da un lato, una maggiore trasparenza nelle informazioni aziendali potrebbe migliorare l'efficienza complessiva dei mercati finanziari. Ciò si traduce in una maggiore liquidità, una riduzione del costo del capitale e un processo decisionale manageriale più mirato e informato. Dall'altro lato, i costi legati alla raccolta, gestione e divulgazione di queste informazioni - sia diretti che indiretti - possono rappresentare un ostacolo significativo, soprattutto per le imprese di dimensioni più piccole.
Queste considerazioni pongono in evidenza la necessità di un equilibrio tra la trasparenza e la sostenibilità degli oneri informativi, in particolare alla luce dell'attuazione del D. Lgs. 139 del 2015 che consente alle micro-imprese di redigere il c.d. "bilancio micro" che non prevede la redazione della Nota Integrativa.
Lo studio
La riforma precedentemente menzionata ha avuto applicazione a partire dall'esercizio finanziario 2016, basandosi pertanto sui dati di bilancio relativi agli anni 2014 e 2015. L'indagine è stata condotta attingendo a dati provenienti da CERVED, dalle Camere di commercio (Infocamere), dall'Istituti Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) e dalla Centrale dei Rischi italiana. L'analisi si è concentrata sulle società a responsabilità limitata autonome del settore non finanziario privato nel periodo 2013-2019 che presentavano un bilancio, un valore aggiunto non negativo e l'assenza di crediti in sofferenza. Dal campione sono state inoltre escluse tutte le osservazioni che, in un determinato anno,superavano almeno una delle soglie di bilancio abbreviato. Il perimetro così definito ha consentito di individuare diversi effetti riconducibili alla semplificazione degli obblighi di rendicontazione:
- L'adozione del "bilancio micro" non ha manifestato effetti significativi sulla struttura dei costi aziendali.
- Le informazioni contenute nella rendicontazione non finanziaria sono utilizzate dagli istituti di credito nella valutazione del merito creditizio; di conseguenza, la loro riduzione si traduce in un accesso al credito più difficoltoso per quelle micro-imprese che non possono contare su una reputazione pregressa presso il sistema creditizio.
- L'eliminazione di tali informazioni può condurre all'interruzione di rapporti bancari esistenti, a fronte di un innalzamento della rischiosità percepita da parte degli intermediari.
I risultati evidenziano, inoltre, che la scelta di non divulgare informazioni risulta più probabile per le imprese caratterizzate da una reputazione più consolidata e da esigenze di trasparenza verso gli altri azionisti meno pressanti. D'altro canto, anche la dimensione dell'istituto di credito assume un ruolo determinante nella concessione dei finanziamenti: le banche di minori dimensioni sul territorio italiano si caratterizzano, infatti, per un utilizzo più intensivo di informazioni "soft" nella valutazione della bancabilità di un'impresa.
Conclusioni
L'analisi condotta evidenzia come il D. Lgs. 139 del 2015, pur essendo finalizzato a una riduzione degli oneri informativi per le imprese, non abbia prodotto effetti sensibili sui costi operativi. L'impatto principale della normativa si è invece concentrato sulla dimensione finanziaria, limitando la capacità di accesso al credito e, di conseguenza, pregiudicando le potenzialità di crescita. Pertanto, la scelta di fornire volontariamente un'informativa non finanziaria più completa si configura come una decisione strategica per il futuro dell'impresa stessa.
